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IL PROCESSO DI CANONIZZAZIONE DI ROSA DA VITERBO (1457)

di BARTOLI LANGELI A. - RAVA E. (A CURA DI)
Editore: CENTRO STUDI ANTONIANI, 2022
Collana: FONTI E STUDI FRANCESCANI

70,00 €

Sono pubblicati gli atti del secondo processo di canonizzazione di Rosa da Viterbo, indetto dal papa Callisto III nel 1456 e svoltosi a Viterbo l’anno seguente. Il primo era stato iniziato nel 1252, subito dopo la morte di lei (era nata probabilmente nel 1233), dal papa Innocenzo IV. Entrambi non ebbero esito. Ma il processo del 1457, a differenza di quello del 1252, ha lasciato una documentazione cospicua: due registri che riportano, uno in copia a buono e uno in minuta, gli atti del processo locale, ossia della inquisitio in partibus, e svariati documenti collaterali. Il tutto è conservato nell’archivio storico del monastero di Santa Rosa in Viterbo, oggi facente parte dell’Archivio generale della Federazione delle Clarisse urbaniste d’Italia.
Gli atti contengono l’inquisitio de vita et miraculis, ovvero l’indagine circa l’operato in vita e post mortem del candidato alla gloria degli altari, svolta da una commissione nominata (attraverso vari passaggi) dal papa nella città postulante, in partibus come si diceva. Tutto viene registrato da tre notai. Essi trascrivono le lettere di nomina dei commissari, quelle di delega e subdelega, quelle di nomina dei sindaci e dei procuratori; la vita di Rosa e i miracoli operati grazie alla sua intecessione, esposti in una stesura appositamente predisposta; le adesioni di molte istituzioni civili e religiose; gli articoli della postulazione; le deposizioni rese da oltre duecento testimoni. Insomma viene assunta agli atti, per mano di notaio, tutta la documentazione necessaria al buon fine del processo, sia quella procedurale sia quella inerente la candidata.
Di tale procedura, nell’Archivio apostolico Vaticano non si conserva alcuna traccia, il che significa verosimilmente che l’iter canonico si fermò a Viterbo e non arrivò mai a Roma.
Il pieno Quattrocento vede in azione un’autentica “fabbrica di santi” (o quasi-santi, come nel caso di Rosa), specialmente italiani e legati a ordini mendicanti: Nicola da Tolentino (1446), Bernardino da Siena (1450), Caterina da Siena (1461), Bonaventura da Bagnoregio (1482). Si aggiunga, fuori d’Italia, Vicente Ferrer (1455). A questa fase così intensa corrisponde un’altrettanto intensa stagione di studi e di edizioni: quanto all’ambito francescano, basti ricordare la pubblicazione nel 2009 del processo di Bernardino da parte di Letizia Pellegrini; mentre si attende l’edizione di quello di Bonaventura, promessa da Alfredo Cento. E Rosa apparteneva all’ambito francescano, almeno a sentire gli atti processuali qui pubblicati, che iniziano chiamandola «Tertii ordinis Minorum Sancti Francisci»: uno sproposito, però indicativo della percezione che allora si aveva dell’esperienza religiosa di Rosa e della spinta che i frati Minori esercitarono per vedere riconosciuta la sua santità. Ragioni più che sufficienti per veder pubblicato il processo nella collana «Fonti e Studi Francescani» pubblicata dal Centro Studi Antoniani.

ISBN: 978889590822
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